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Le equazioni lineari 2. La falsa posizione: due antichi problemi di geodesia. |
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A Talete è attribuita la soluzione di alcuni problemi di geodesia: | ![]() Talete di Mileto | |
Noi invece cercheremo di ricostruire, prendendo spunto da questo problema e dalla osservazione delle ombre, un possibile cammino verso la teoria
delle proporzioni a prescindere
dalla mirabile trattazione di questo argomento dovuta
a Eudosso ed esposta nel
V libro degli Elementi di Euclide. La strada che cercheremo di seguire si colloca
in quella fase dello sviluppo del pensiero razionale che noi chiamiamo prescientifico dove ancora non è chiara la distinzione tra modello teorico e
realtà oggettiva che col modello si vuole descrivere
1
e dove le dimostrazioni mischiano evidenze empiriche con verità teoriche e ragionamenti
filosofici non ancora perfettamente chiariti. Sarà solo con Aristotele che la Logica prenderà la forma di un codificato ed universale sistema di
ragionamento e con Euclide il metodo assiomatico deduttivo, proprio di un pensiero scientifico maturo, riuscirà, per la prima volta, ad organizzare l'insieme delle
"verità" geometriche note in un sistema coerente dove i presupposti sono postulati in modo chiaro e i teoremi dedotti con le regole universali della logica
aristotelica. La bellezza e la potenza di quest'opera ha, in un certo senso, oscurato altre strade, scartato altri tentativi presenti, crediamo, in un pensiero non
ancora completamente maturo, ma comunque capace di animare quel contesto nel quale la formalizzazione euclidea ha potuto poi prendere forma. Il metodo di induzione
matematica, ad esempio, non trova nella sistemazione aristotelica e poi in Euclide una formalizzazione soddisfacente e viene quindi escluso come metodo
dimostrativo mentre lo ritroviamo, anche se in modo rozzo, nello studio dei numeri figurati di origine pitagorica e anche in un passo del Parmenide di Platone
2.
Naturalmente la mancanza quasi totale di testimonianze dirette rende la nostra trattazione priva di un valore storico documentato, ma crediamo, contribuisce
a delineare uno dei possibili sviluppi del pensiero matematico coerente coi pochi dati a disposizione. | Il pensiero prescientifico | |
Comunque siano andate le cose, l'osservazione delle ombre può essere stato un potente stimolo, e lo sarà anche per noi, per sviluppare qualche
riflessione sull'idea di proporzionalità o meglio su quella di operatore lineare che ne evidenzia la natura profonda: possiamo, per cominciare,
pensare il "fare ombra" come un operatore che a un oggetto verticale X (ad esempio un obelisco) associa la sua ombra ombra(X). ombra(nX) = n ombra(X)   per ogni intero positivo n.
  (ii) l'operatore è crescente cioè se A è più grande di B anche l'ombra di A è più
grande dell'ombra di B. ombra(X) = a dove a è un valore noto calcolabile. | L'operatore "ombra" | |
Questa equazione che, come vedremo è lineare, puó essere risolta usando il così detto metodo della falsa posizione (che si pensa di
origine orientale, forse cinese) che si fonda sulla teoria delle proporzioni. ombra(B) = b Se ora l'ombra a di X fosse 2 volte, 3 volte, diciamo n volte, l'ombra b del bastone, allora, per le proprietà (i), avremmo ombra(X) = a = nb = n ombra(B) = ombra(nB) e, stabilendo l'operatore una corrispondenza biunivoca per la proprietà (ii), potremmo concludere dicendo che X = nB cioè che l'obelisco è alto come n bastoni messi in fila. In altre parole, l'ombra, cioè l'operatore (lineare come vedremo), crea una analogia, (nel senso etimologico del termine ana-logos) stabilendo che il rapporto che lega X al bastone è lo stesso del rapporto che lega l'ombra di X è all'ombra del bastone. X : B = ombra(X) : ombra(B). | Il metodo della falsa posizione |
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Si potrebbe obiettare che solo per un caso fortuito abbiamo trovato l'ombra della piramide multipla intera dell'ombra del bastone mentre in generale dobbiamo aspettarci un certo resto. Potrebbe cioè capitare che nb < a < (n+1)b   cioè   a = nb +c   con   c < b ma, dato che abbiamo supposto l'operatore crescente, avremo analogamente nB < X < (n+1)B   cioè   X = nB + C con C più piccolo del bastone, e il problema è ridotto a vedere come C (che non conosciamo) si rapporta al bastone B (che conosciamo). Ma per questo possiamo ancora riferirci alle ombre: possiamo vedere quante volte c entra in b. Se c entra in b esattamente m volte, cioè se   b=mc, allora poiché l'operatore conserva i multipli interi avremo anche   B = mC, e C risulterebbe la m-esima parte del bastone e in definitiva l'obelisco sarebbe alto come n bastoni messi in fila più un ulteriore pezzetto grande come l'emmesima parte del bastone. Se poi c non entrasse esattamente m volte in c ma ci fosse un resto, se cioè risultasse b = mc + d   con   d < c avremo anche B = mC + D   con   D < C e potremmo confrontare, guardando le ombre, i resti. In questo modo possiamo approssimare il rapporto X : B nello stesso modo con cui approssimiamo ombra(X) : ombra(B). Quì intendiamo per rapporto A : B un metodo, una procedura di pensiero, attraverso la quale è possibile descrivere la grandezza di un termine conoscendo quella dell'altro. | Le divisioni successive per approssimare un rapporto |
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La cosa può essere formalizzata nel seguente teorema la cui dimostrazione segue essenzialmente l'idea che
abbiamo esposto.
un operatore crescente tale che O(nX) = nO(X) per ogni intero positivo n. Sia B un fissato numero reale positivo (la falsa posizione) allora X : B = ombra(X) : ombra(B). per ogni X. Questo teorema la cui validità intuitiva ha una base fortemente empirica, legata alla osservazione delle ombre, non è di facile
dimostrazione se non all'interno di un quadro teorico ben fondato dove una buona definizione di uguaglianza di rapporti consenta lo sviluppo di una dimostrazione
rigorosa. La definizione che si fa risalire a Eudosso, riportata nel V libro
degli Elementi (definizione 5) di Euclide si adatta molto bene alla nostra situazione poiché
l'uguaglianza di due rapporti è ridotta a un confronto tra multipli interi e questo confronto, proprio per le proprietà che ha il nostro operatore, si
conserva assieme ai multipli considerati. è una costante indipendente dalla scelta di B. In particolare l'operatore è lineare, e la X compare al primo grado. | Il teorema principale | |
Questo teorema è molto importante perché riduce la verifica della linearità dell'operatore, alla verifica di due proprietà essenzialmente qualitative come l'essere crescente e conservare i multipli interi, mentre il teorema permette, da quelle, di ottenere delle informazioni quantitative anche molto precise, riducendo molti problemi ad equazioni del tipo kX = a, cioè di primo grado. La stessa proprietà di conservare i multipli interi poteva (almeno in piccolo) essere assunta con una certa disinvoltura e verificata nei primi casi per n=2, 3. D'altra parte oggi sappiamo che qualunque funzione derivabile, può essere (in piccolo) linearizzata confermando l'enorme generalità di questa impostazione. | L'importanza del teorema | |
Questi metodi si possono applicare, spingendo come vedremo, più avanti il livello di astrazione matamatica, anche per risolvere un secondo
problema di geodesia che pare sia stato pure risolto da Talete: | La nave, il porto | |
Il metodo a noi pare concettualmente identico: si costrisce una situazione analoga in piccolo in modo che per quella, sia possibile effettuare le misure necessarie: il triangolo rosso nella figura seguente, il segmento azzurro che rappresenta il "bastone", il raggio visivo che traguarda la nave.
I raggi del sole che realizzavano l'operatore ombra vengono sostituiti da raggi visivi e il piano, dove le ombre potevano essere misurate,
viene sostituito da un piano artificiale, da una opportuna apparecchiatura dove l'operatore possa lasciare una traccia misurabile. | I raggi visivi | |
Strumenti di questo tipo, in grado di traguardare, ne esistono diversi tutti essenzialmente equivalenti. | ![]() |
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La considerazione stessa dell'operatore richiede un livello di astrazione maggiore: potremmo dire che, assegnata una direzione, l'operatore trasforma un segmento verticale A nella sua proiezione orizzontale   a   ottenuta seguendo la direzione assegnata. Questa trasformazione, che in un qualche modo simula la proiezione solare, si fonda sul concetto teorico di parallelismo (stessa direzione) il quale si porta dietro una serie di risultati sugli angoli e sui triangoli dei quali abbiamo palmato il capitolo precedente. È proprio di questa geometria che ci possiamo ora servire per verificare in astratto che l'operatore O che proietta conserva i multipli interi. La "dimostrazione" che proponiamo è ancora una dimostrazione per natura, fondata su una induzione ingenua e molto simile al modo dei pitagorici di trattare i numeri figurati. Osservando la figura e ricordando che i parallelogrammi hanno i lati uguali, la dimostrazione del teorema risulta evidente. O(A) = a   O(2A) = 2a = 2O(A)   O(3A) = 3a = 3O(A) Questa semplice verifica, unita al fatto evidente che l'operatore O è crescente, permette di concludere che, se tre punti P, Q, R sono allineati, cioè se i raggi PQ e QR sono paralleli allora, applicando il nostro teorema che corrisponde al risultato principale sulla similitudine. | La proiezione parallela | |
Notiamo anche che, con un semplice ragionamento per assurdo, possiamo ricavare un criterio teorico della massima importanza per stabilire se tre punti sono allineati. Basterà scrivere i rapporti A : B e a : b e vedere se sono uguali. Se questo accade i tre punti sono allineati perché altrimenti prolungando la retta QR fino ad incontrare in P' l'orizzontale PS essendo R, Q, P' allineati, per quanto già sappiamo avremmo A : B = a' : b   dove a' è ora il segmento SP'.
Poiché un rapporto è un modo univoco per calcolare un termine in funzione dell'altro, il termine A è ottenuto da B secondo una data procedura
che è la stessa con la quale troviamo a a partire da b, essendo per ipotesi A : B = a : b. Ma anche a' sarebbe, con la stessa procedura, ottenibile da b perché
abbiamo visto che A : B è anche uguale ad a' : b e questo, se a' è diverso da a è assurdo. | Un criterio di allineamento | |
Notiamo che questo criterio permette di tradurre in termini algebrici (cioè di rapporti) il fatto geometrico (il parallelismo di PQ con QR)
relativo all'allineamento di tre punti. Questo ha indotto a definire l'allineamento solo in termini di rapporto trascurandne l'origine geometrica
e il legame profondo, che passa attraverso la similutudine, tra questi due fatti. Il fatto che l'equazione cartesiana di una retta sia di primo grado diventa quindi
la definizione stessa di retta. Non
c'è nulla di cui meravigliarsi, nulla di meraviglioso, nel fatto che l'allineamento si traduca nell'uguaglianza di rapporti poiché, non ci sono
due mondi che si collegano con un inaspettato ponte perché quello geometrico, fondato sui postulati di Euclide, viene nascosto. Si fa finta
di riferirsi a una entità geometrica a una "linea retta" la quale, spogliata del suo alone di significati, diventa solo una parola, un sinonimo:
lineare = di primo grado. Ringrazio la Dott.ssa Maria Antonietta Fortuna, specializzanda SSIS, per averci segnalato questo finto paradosso, sollecitata a rispondere alla domanda che molti allievi ci rivolgono: è ovvio, lo vedo, perché dimostrare? | Importanza di unire la Geometria con Algebra |
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