Sono particolarmente contento di portare il saluto e le felicitazioni della nostra associazione al corso di laurea in Informatica di Genova ed ai suoi laureandi. Due sono le motivazioni di questo sentimento: da un lato la tradizione formativa di un corso di laurea che fin dal principio e' stato estremamente attento alle applicazioni dell'informatica, dall'altro l'ottima collaborazione che da lungo tempo va avanti in questo ateneo tra l'informatica di scienze e quella di ingegneria. Spendero' qualche parola per ognuno dei due punti. Nel 2006 sembra ovvio e scontato che un corso di laurea in informatica debba tener presente anche gli aspetti applicativi, ma venti anni fa non era affatto cosi'. Certo, il PC era da poco stato nominato dalla rivista Time "persona dell'anno", ma il suo profondo e pervasivo impatto sulla societa' non era ancora stato compreso in tutte le sue sfaccettature ed implicazioni. Qui a Genova, invece, grazie anche ad una forte tradizione di cooperazione tra l'accademia ed il tessuto industriale e produttivo, nella costruzione del curriculo formativo del corso di laurea in scienze dell'informazione - come si chiamava allora - si univano una seria ed approfondita didattica fondazionale basata sul rigore formale ed una notevole apertura verso i dominii applicativi. Un ottimo bilanciamento, che e' uno degli elementi che un recentissimo rapporto dell'ACM, la piu' importante associazione scientifica internazionale di informatici, ha indicato come una delle misure essenziali per contrastare il fenomeno del cosiddetto "offshoring", cioe' lo spostamento di lavoro all'estero, e per rimanere competitivi nel mercato ormai globalizzato dell'Information Technology. Questa ricetta era gia' stata scoperta a Genova venti anni fa. Complimenti a voi! Per quanto riguarda il fecondo rapporto tra l'informatica di scienze e di ingegneria nella sede genovece, questo mi induce a sperare per il meglio per il futuro dell'informatica, che nella situazione italiana, caratterizzata dall'estrema rigidita' organizzativa dei settori scientifico-disciplinari, paga purtroppo molto duramente la sua separazione nei due compartimenti di scienze e di ingegneria. Culturalmente c'e' un'estrema affinita' e vicinanza, ma la netta separazione non permette alle due comunita' di esplicare un'azione altrettanto incisiva di quella che avrebbero la potenzialita' di manifestare in altre condizioni. Spero vivamente che la situazione genovese sia di buon auspicio per la nostra disciplina, che - come dice Edoardo Boncinelli, uno degli scienziati italiani piu' lucidi nell'analisi delle interrelazioni tra scienza e societa' - e' la piu' scientifica delle tecnologie e la piu' tecnologica delle scienze ed ha - aggiungo io - un potenziale di influenzare il nostro futuro pari a quello delle leggi fondamentali della natura. Essa infatti costituisce una rivoluzione ben maggiore di quella industriale avvenuta nell'800, perche' potenzia la facolta' piu' nobili dell'essere umano, quelle intellettive, che hanno permesso all'homo sapiens di collocarsi al vertice del regno della natura. Noi come scienziati sappiamo farne buon uso e metterlo al servizio del paese, speriamo che la politica italiana riesca finalmente ad usarla appropriatamente per favorire lo sviluppo dell'Italia nei prossimi anni. Con questo concludo e rallegrandomi di nuovo con voi per le mete raggiunte vi auguro di ottenere ancora di piu' in futuro.