GIUSEPPE PEANO CONTRO GLI ESAMI (Torino Nuova, 17 agosto 1912; p. 2) Gli esami che si danno nelle nostre scuole sono spesso inutili, e non di rado dannosi. Il governo e gli enti pubblici in generale, debbono dare ogni specie di istruzione. Ognuno si serva di questa istruzione largamente impartita secondo le condizioni proprie e della sua famiglia. Chi più impara, più sarà potente. Ma l'attestazione che il governo dà cogli esami ufficiali, e a cui tutto il pubblico italiano crede, ha pochissimo valore. Nella vicina Svizzera un ragazzo di 6 anni è inscritto nella prima elementare, a sette anni nella seconda, e così via. Non avviene lo sconcio che un ragazzo sia rimandato, una o più volte, come da noi, sicchè un giovinotto di 16 anni frequenti la classe di quelli di 12 anni, in cui è completamente spostato, e in cui corrompe le menti dei suoi compagni. Ognuno fa dell'insegnamento il profitto che può. Gli esami ci sono pro forma per gli allievi; dati alla presenza d'un ispettore governativo, servono solo a riconoscere che il professore ha fatto il proprio dovere. Non ci sono Premii o distinzioni speciali che producano invidie fra i piccoli alunni. Per gli alunni deficienti sonvi scuole speciali. È un vero delitto contro l'umanità il tormentare i poveri alunni con esami per assicurarsi che essi sappiano cose che la generalità del pubblico istruito ignora. Così nelle scuole superiori, e nell'Università. Queste scuole superiori danno un titolo agli allievi che seguirono con profitto i loro corsi; ma questo titolo, raccomandazione efficace per trovarsi un impiego, non ha valore legale. [...] Questa questione degli esami di promozione ha nulla in comune cogli esami di concorso. Ogni amministrazione, privata o pubblica, ha il diritto di scegliere il suo personale coi criterii che crede più opportuni. Mentre gli esami di promozione sono spesso di poco valore, o dimostrano ferocia nell'esaminatore, gli esami di concorso sono necessariamente serii, e difficili. Nessuno è bocciato agli esami di concorso; può riuscire o no nel numero prefissato degli eletti. Mentre l'insegnamento è cosa grata, e per l'insegnante e per gli allievi, l'esame pone l'uno contro gli altri. Il lavoro che si fa negli ultimi giorni per prepararsi agli esami dà nessun profitto scientifico, e rovina la salute di tanti studenti piccoli e grandi. Il professore che riunisce la duplice qualità di insegnante e di esaminatore, non è riconosciuto bene dagli studenti se sia un amico o un nemico. Pater et judex, diceva un mio antico professore; e l'allievo non sa se amarlo come pater, o detestarlo come judex.