Geometria ed algebra Complementi ed esercizi dell'Unità 7. |
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Area di un parallelogramma. Consideriamo lo spazio vettoriale formato dai vettori geometrici di un dato piano e siano i e j due vettori di una sua data base ortonormale. Scegliamo due ulteriori vettori vettori geometrici u e v e rappresentiamo tali vettori con due segmenti orientati con origine nello stesso punto A v = AC = c i + d j
Si forma in questo modo un
parallelogramma la cui area, che non dipende dal modo con cui abbiamo rappresentato i due vettori, è nulla se e solo se i due vettori sono
linearmente dipendenti. Inoltre attribuiamo a tale area il segno positivo se l'orientazione definita da u verso v (seguendo
l'angolo convesso tra u e v) è concorde con quella definita dai vettori i e j, negativa in caso contrario.
Indicheremo tale area con il simbolo A(u,v) ![]() Nella figura animata possiamo muovere il punto A rappresentando diversamente i due vettori u e v e possiamo cambiare la
posizione di C ottenendo aree positive e aree negative. Abbiamo ovviamente
Il calcolo dell'area A(u,v) si ottiene modificando il parallelogramma senza alterarne l'area fino a ridurlo a un rettangolo
i cui lati hanno una lunghezza
calcolabile a partire dai dati vettori. Questa riduzione che, dal punto di vista vettoriale consiste nel sostituire una riga di una matrice
con quella stessa riga più un multiplo di un'altra, da un punto di vista geometrico si ottiene in virtù della proposizione
35 del primo libro degli Elementi1. Nella nota abbiamo trascritto la proposizione euclidea e abbiamo illustrato la sua dimostrazione con una figura animata. ![]() Nella figura è v' = v + CH = v + ku Se sostituiamo il vettore v con un vettore verticale v' ottenuto aggiungendo a v un multiplo di u, l'area non cambia, ma ora, il nuovo vettore v' è un multiplo di j cioé v' = pj. Se vogliamo che il vettore v' = v + ku abbia solo la componente verticale bisognerà che cioè k=-(c/a) e di conseguenza ![]()
Osserviamo che, se scriviamo la matrice che ha come
righe le componenti dei vettori u e v e la matrice che ha come
righe le componenti dei nuovi vettori u e v' abbiamo
![]() dove la seconda matrice è ottenuta dalla prima con una operazione elementare sulle sue righe: esattamente abbiamo
moltiplicato la prima riga per -(c/a) in modo da ottenere uno zero nel posto 2,1. ![]() Abbiamo dunque
In definitiva l'area del parallelogramma definito dai vettori u e v si calcola scrivendo la matrice A che ha per
righe le componenti dei due vettori, riducendo la matrice con l'algoritmo di Gauss e moltiplicando i due pivot. Tale area vale ad-bc numero che
è anche chiamato il determinante della matrice e indicato con det(A) o anche con due linee verticali
![]() Notiamo che l'interpretazione di questo numero come area ci porta a concludere che il determinante è uguale
a zero se e solo se i due vettori sono dipendenti cosa che è d'altra parte evidente interpretando la relazione ad-bc = 0 come uguaglianza
tra i rapporti a:c e b:d. In definitiva, data una qualunque matrice A 2x2 possiamo definire il determinante di A come lo
scalare ad-cb e osservare che tale numero è nullo se e solo se le due righe della matrice, pensate come vettori numerici, sono linearmente
dipendenti.
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Volume di un parallelepipedo. Consideriamo ora i vettori geometrici dello spazio tridimensionale e sia i, j, k, una base ortonormale di questo spazio. Consideriamo anche tre vettori geometrici u, v,w che rappresentiamo con tre segmenti orientati applicati allo stesso punto A v = AC = b1 i + b2 j + b3 k w = AD = c1 i + c2 j + c3 k
Si forma in questo modo un
parallelepipedo il cui volume, che non dipende dai segmenti con cui abbiamo rappresentato i tre vettori, è nullo se e solo se i
tre vettori si schiacciano su un piano, sono cioè
linearmente dipendenti.
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Possiamo, anche in questo caso, attribuire a tale volume il segno positivo se l'orientazione definita da u, v,
w è la stessa di quella definita dai vettori i e j, k, negativa in caso contrario. Ciò significa che
possiamo orientare le tre dita della mano destra (il pollice lungo la direzione e il verso di i, l'indice lungo la direzione e il verso di
j e il medio lungo la direzione e il verso di k) sia secondo i, j, k che secondo u, v, w
Indicheremo tale volume con il simbolo V(u,v,w). Come nel caso piano se cambiamo l'ordine di due vettori cambia il segno
del volume. Ad esempio V(u,v,w) = -V(u,w,v) ecc. ecc. Anche in questo caso se modifichiamo il parallelepipedo sostituendo un vettore con quel vettore sommato a un multiplo di
un'altro, il volume del parallelepipedo non cambia.
![]() Nella figura abbiamo sostituito w con w' = w + kv, dove kv = DH. Il volume del nuovo parallelepipedo è uguale a quello precedente perché questo è stato ottenuto levando al vecchio il prisma ABDD'HH' e aggiungendolo dall'altra parte al volume rimasto. Abbiamo dunque che, se sostituiamo un vettore con quel vettore sommato a un multiplo di un'altro, il volume dei due parallelepipedi non cambia. Questo significa che, se scriviamo la matrice che ha come righe le componenti dei vettori u, v e w e se da questa ne otteniamo un'altra eseguendo operazioni elementari sulle righe, senza fare permutazioni, il volume del parallelepipedo iniziale non cambia, mentre per ogni permutazione eseguita cambia di segno. Possiamo allora fare la riduzione di Gauss della matrice iniziale ottenendo se, come abbiamo supposto u, v e w sono linearmente indipendenti, una matrice ridotta di forma triangolare. Precisamente alla fine della riduzione avremmo i nuovi vettori v' = q j + q' k w' = r k e essendo s il numero di permutazioni di riga eseguiti durante il processo di riduzione. Il volume del papallelepipede definito da u',v',w' si calcola facilmente infatti l'area della faccia definta dai vettori v' = q j + q' k e w'= r k, che si trovano entrambi sul piano j , k, è data, per quello che abbmo visto precedentemente, da qr, mentre l'altezza del parallelepipede rispetto a quella base è la proiezione ortogonale del vettore u' lungo la direzione di i che è quella ortogonale al piano di v' e w'. Tale proiezione ortogonale vale u' . i = p. In definitiva, se i tre vettori u,v,w sono indipendenti dove p, q, r sono i tre pivot della matrice A che ha per righe le componenti di quei vettori nella base ortonormale i, j, k ![]() e s è il numero di permutazioni di riga eseguite durante la riduzione. Se invece i tre vettori sono dipendenti allora V(u,v,w) = 0. Notiamo che i singoli pivot non sono univocamente detrminati dalla matrice A, essi possono essere scelti con una certa libertà, tuttavia, dato che il volume del parallelepipede non dipende dal modo col quale riduciamo la matrice, il loro prodotto (a parte il segno) non cambia. Questo numero, che dipende solo dalla matrice A, si chiama il determinante di A e si indica con det(A). Precisamente, data una matrice A 3x3 , se le tre righe di A sono linearmente dipendenti allora det(A) = 0, altrimenti se ![]()
è una matrice
ottenuta da A con operazioni elementari sulle righe, allora il numero (-1)s pqr, che non dipende da come è stata
ottenuta B, si chiama il determinante di A.
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