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Il prospettografo come strumento didattico

di Gherardo Ghelardi

 

Per avvicinare gli allievi a qualsiasi rappresentazione grafica (ed al suo reciproco), cerco di creare le condizioni perché quel contenuto possa trasformarsi in una attività laboratoriale del gruppo classe. Durante i miei primi anni di insegnamento (e di tirocinio) la didattica della prospettiva da me adottata, dava immediato risalto alla prospettiva centrale, quella col metodo dei punti di distanza 1 ; e da questa si procedeva alla accidentale col metodo dei punti di fuga2. L'efficacia del messaggio passava attraverso operazioni (e figure) descritte secondo la modalità tradizionale dell'esercizio condotto di pari passo tra la lavagna ed il foglio; i contenuti, dapprima semplici poi via via più complessi, venivano acquisiti dagli allievi basandosi sull'attenzione e sull'allenamento; i risultati erano decisamente soddisfacenti, visibili ma consapevolizzati grazie alla intima leggibilità delle rappresentazioni. Mancava un soddisfacente riferimento a un modello teorico, quello che potrebbe ad esempio essere trattato in matematica a partire dall' Ottica di Euclide, che permettesse di interpretare e capire i vari passi delle costruzioni prospettiche proposte.
Negli anni successivi, facendo avvicinare gli allievi alla prospettiva partendo dai raggi visuali, dalla piramide visiva e dall'intersezione della piramide col piano del quadro, notai i fortissimi limiti nella comprensione di questa rappresentazione che ritenevo comunque fondante.
Contemporaneamente, però, da questo metodo si palesava ampiamente il più evidente e rapido metodo per rappresentare qualsiasi oggetto. Con questa precisa considerazione ho realizzato il prospettografo, che subito si è rivelato di notevolissimo aiuto; non solo portava ad una concreta visione tridimensionale dello spazio nelle problematiche della prospettiva (con molteplici ricadute, in parte e più avanti descritte), ma quella macchina aveva creato una curiosità ed un'affettività da parte degli allievi di sicura efficacia didattica. Dalla osservazione delle immagini prodotte sul vetro si generava uno stupore tangibile; tutti gli allievi si misuravano con l'esperienza quasi contendosi il mirino.
Lo strumento meritava tutti gli approfondimenti necessari perchè il suo uso fosse intimamente compreso, e sulla base di questo moltissime sono state le esperienze che hanno, di volta in volta, arricchito, anche attraverso considerazioni degli stessi allievi, il suo utilizzo.

 

La costruzione tecnica di un prospettografo
Lo strumento doveva rispondere ad alcune esigenze: rispetto agli allievi doveva essere ben visibile, di facile avvicinamento, pratico nel suo uso, rapido ed efficace nei risultati, con possibilità di estensione per nuove applicazioni, ma contemporaneamente doveva essere leggero, non ingombrante, ma neppure troppo piccolo, resistente all'uso, non pericoloso, facilmente trasportabile. Lo strumento che più mi sembrava avvicinarsi a queste esigenze era uno di quelli proposti da Dürer.

 

Dürer,
     Prospettografo

Dopo alcuni studi sono arrivato alla produzione di un elaborato del "quadro" poi realizzato grazie all'aiuto di un collega di Laboratorio, il prof.Giuliano Matelli; il suo aiuto è stato anche di consiglio soprattutto per il sistema di tenuta del telaio/cornice in legno (che non è completo, bensì ad " U ", e più avanti si spiegherà il perchè) risolto con un incastro maschio/femmina fissato con perni in legno ai due vertici e rinforzato con squadrette di metallo; il "quadro trasparente" è stato realizzato con un vetro di 6 mm. di spessore; per evitarne la pericolosità abbiamo utilizzato un vetro che nello spessore nasconde una lamina di sicurezza in plastica: il vetro, se si rompe, non va in frantumi. Per la stessa funzione, potrebbe venire utilizzato un foglio di plexiglass che faciliterebbe, perchè forabile, la tenuta col telaio in legno eliminando le squadrette di rinforzo e le fascette di metallo che abbiamo dovuto utilizzare per bloccare il vetro alla cornice, altrimenti il vetro scorrerebbe (dal lato aperto della "U") dall'asola ricavata nello spessore del telaio; infine, per permettere la posizione verticale del "quadro" sono state preparate due squadre in legno, preforate, che si fissano allo spessore esterno della cornice grazie a quattro viti a farfalla (due per parte) che bloccano il tutto.

 

Il prospettografo non può ancora dirsi completo, manca una parte indispensabile: il "mirino"; quello che ho realizzato è composto da una base cilindrica di marmo (il peso è decisivo perchè non si muova facilmente) nella quale è stato inserita una fascia di plexiglass alla cui estremità è applicato un "occhio" di retino colorato con un intaglio al centro di mm. 5 di diametro che funge da punto di vista. Quello che abbiamo realizzato è decisamente essenziale, efficace ma poco flessibile; anche in questo caso si può fare meglio prevedendone uno con possibilità di cambiare l'altezza del punto di vista a seconda delle esigenze, ricavarvi una sagoma per alloggiarvi il naso, offrire l'opportunità di usare indifferentemente l'occhio destro o il sinistro.
Le immagini accanto danno una descrizione dettagliata del progetto esecutivo del prospettografo che abbiamo realizzato ed utilizzato in classe per i nostri obiettivi didattici.

Ora il prospettografo è pronto; per completare la dotazione servono pennarelli colorati per vetro, squadre, righe, un panno e alcool per cancellare. Infine occorrono i modelli; per questi l'elenco è infinito (soprattutto nella fase di approccio qualsiasi oggetto va bene, successivamente si può arrivare all'architettura dell'aula o ad un compagno molto paziente), ma per i nostri scopi, poi, divengono importanti alcuni modelli (non piccoli) di solidi: cubi, parallelepipedi, piramidi etc. (costruiti con cartoncini ma vanno benissimo anche scatole o confezioni).





I prerequisiti
Difficile stabilire quali devono essere in assoluto i prerequisiti; in particolare va però chiarito, e questo come principio dominante, che la disciplina del disegno geometrico si occupa essenzialmente di rappresentazioni grafiche; queste altro non sono che la restituzione bidimensionale (su un foglio) di immagini tridimensionali (di una realtà); e che l'insistere sistematicamente su questa "finzione" della realtà (perchè di finzione si tratta) mostra contemporaneamente la dirompente forza del segno ragionato contrapposto alla magia di una immagine che il nostro percepire della realtà non condivide mai così come è rappresentata sul foglio. A questo proposito di notevole aiuto possono diventare tutte quelle esperienze legate alla illusione ottica: illusioni di valutazione, distorsioni percettive , figure ambivalenti , grafica semovente , figure impossibili . Altri esempi utilissimi possono ritrovarsi nelle pavimentazioni; quando la griglia è a due direttrici (ortogonale o non) il pavimento mantiene una bidimensionalità che gioca sui cromatismi e gli accostamenti di colore; quando invece la griglia è a tre direttrici (isometrica o non) il pavimento, sfruttando gli accostamenti di colore, può "fingere" una tridimensionalità.

La precedente dimostrazione può permettere, agli allievi, l'acquisizione di una rapida rappresentazione bidimensionale di tridimensionalità grazie alla griglia isometricache ha poi l'esatto corrispettivo nella relativa assonometria; immagini, queste, sicuramente propedeutiche alla diretta "evoluzione" grafica della prospettiva.

Per la fase immediatamente seguente l'esercitazione con il prospettografo, e durante la restituzione grafica su foglio, gli allievi devono conoscere la rappresentazione delle Proiezioni Ortogonali. Chiarisco, di queste, ciò che serve conoscere è un sufficiente ma abbastanza disinvolto uso del triedro (Piano Orizzontale, Verticale, Laterale e zona dei ribaltamenti) giusto per rappresentare un solido semplice poggiante sul piano orizzontale o sospeso ai piani e completo delle descrizioni in lettere di rito

. Per arricchire, ed approfondire visivamente il tema trattato, la conoscenza dell' assonometria (non una in particolare) e la sua traduzione delle Proiezioni Ortogonali, potrebbe mostrare in un'unica immagine l'intero procedimento. Preciso che in questa rappresentazione si dovrebbe restituire oltre alla figura effettiva anche le proiezioni della figura, gli assi di intersezione dei tre piani (X,Y,Z e l'Origine) e lo stesso triedro (porzione, ovviamente).

 

Lo svolgimento dell'esercitazione: il prospettografo
Lo strumento può venire presentato agli allievi illustrandone i diversi precursori e insistendo sull'utilizzo che ne veniva fatto, e sulla disinvoltura raggiunta grazie alle istruzioni impartite dai maestri agli allievi. Tutto questo trova una sua naturale integrazione in una breve trattazione della "profondità degli ambienti" nella pittura da parte della disciplina di Storia dell'Arte, evidenziando, attraverso le immagini, la notevole differenza tra rappresentazioni prima e dopo la diffusione della prospettiva.

Il quadro di rappresentazione può, in una prima lezione venire presentato smontato per poterlo assemblare con la collaborazione degli allievi, creando in questo modo, una sorta di laboratorio rinascimentale dove la manualità si accompagna allo studio teorico. Per un buon utilizzo servono dei piani di appoggio, tre o quattro banchi accostati dovrebbero bastare, intorno si possono sedere gli allievi; su un lato del grande banco si posiziona il prospettografo ed il mirino badando di rispettare, tra questi una distanza di 50/60 cm. (misura utile alla estensione del braccio). Dietro al prospettografosi faranno posizionare dagli allievi i modelli, quelli piccoli a ridosso del quadro, mentre quelli più grandi andranno più distanti.

La fase successiva può muoversi in due direzioni:
1) quella più rapida: il docente si mette al mirino, dichiara l'oggetto che vuole rappresentare ed inizia a lavorare, illustrandone le sequenze sino al completamento; queste operazioni sono perfettamente visibili e conprensibili da tutti gli allievi che vedono gradualmente ricostruirsi l'oggetto direttamente sul vetro. Subito dopo si chiede loro di provare. E' importante che ogni allievo si misuri con l'esperienza, durante queste operazioni il docente può perfezionare l'attività mostrando i raggi visuali/proiettanti che uniscono il punto di vista del mirino e l'oggetto e la conseguente proiezione sul quadro trasparente che li seziona.
2) quella meno rapida (ma assai efficace): dopo avere allestito gli strumenti si toglie il quadro e con l'aiuto di listelli molto sottili si mostrano i percorsi dei raggi visuali che, facendo vertice fisso dal mirino, "toccano" i vari vertici dei solidi; quando viene riposizionato il quadro diviene assai più evidente il concetto di "sezione" delle piramidi e coni visivi(alberti). Ora si può chiedere agli allievi di segnare, sul vetro, quelle sezioni; il docente illustra le operazioni ma non mostra la procedura in prima persona, insiste sulla rappresentazione di quell'oggetto sul quadro trasparente grazie al traguardare nel mirino, ed invita gli allievi a cimentarsi, a provare; poichè non serve alcuna attitudine alla materia, si può davvero invitare chiunque a svolgere l'esercizio, perchè non può commettere errori, anzi, per qualche allievo può divenire una piccola vittoria con un'immediata ricaduta nell'autostima. Consapevoli della apparente difficoltà a ruota seguono tutti gli altri allievi.

In ambedue le direzioni si consiglia di allestire il "parco modelli" con elementi geometrici, con spigoli, vertici e facce, poiché il disegnare verticalmente sul vetro non è così agevole e comodo; infatti all'inizio è consigliabile far definire, sul quadro trasparente, i soli vertici della figura, per poi proseguire, con un righello, all'unione dei punti per descrivere gli spigoli, quindi colorare le facce. La procedura viene in questo modo molto semplificata perché anziché traguardare tutti i punti di uno spigolo basta traguardare gli estremi e congiunngerli, sul vetro, con una linea retta. Questa scorciatoia si giustifica pensando che la proiezione conserva l'allineamento cioè che punti allineati sullo spigolo dell'oggetto si trasformano in punti allineati sul vetro. Queste osservazioni potranno formare una base sperimentale molto utile per creare quall'umus intuitivo necessario alla introduzione delle trasformazioni proiettive da un punto di vista matematico. Poiché l'esperimento crea normalmente molto interesse e curiosità nella classe le rappresentazioni possono proseguire con altri modelli meno semplici: l'architettura dell'aula (banchi, pareti, soffitto, arredi etc.) sino ad arrivare all'ambito più difficile della rappresentazione quello della figura umana, sempre che si trovi la disponibilità paziente di un allievo a fare da modello.

La restituzione grafica: ovvero la visione prospettica per mezzo dei raggi visuali
Dopo avere svolto l'esercitazione con il prospettografo (alla quale hanno partecipato tutti gli allievi), si presenta l'ipotesi di restituire graficamente su foglio lo stesso impianto ancora montato e ben visibile sul tavolo. La prima elaborazione che si chiede di produrre sono le semplici Proiezioni Ortogonali di uno dei modelli usati nella realtà

come si può notare l'elaborato sin qui reso non è centrato rispetto al foglio, questo perchè oltre alle proiezioni della figura si rende necessario inserire, sul Piano Orizzontale, il "quadro di rappresentazione" (Q) ed il "mirino" (P.V., Punto di Vista). Questi a loro volta andranno proiettati sui restanti piani (Verticale e Laterale). L'impianto generale delle Proiezioni Ortogonali è ora completo, si può procedere con la vera e propria prospettiva della figura, cioè con la restituzione dell'esercitazione svolta con il prospettografo. Tornando a parlare di raggi visuali/proiettanti si fa notare agli allievi il numero dei vertici della figura; si insiste nel ricordare che anche col prospettografo sono stati attivati tanti raggi quanti i vertici della figura. Così riproponendo le stesse condizioni è possibile unire, graficamente, il punto di vista con le proiezioni dei vertici; elaborazione questa che viene ripetuta per tre volte poichè tre sono i piani di proiezione. Le immagini così raggiunte devono essere commentate ed in particolar modo quelle sul Piano Orizzontale e sul Piano Laterale; infatti su questi due piani è ben visibile lo scorcio totale del quadro di rappresentazione. L'intersezione tra questo ed i raggi proiettanti/visuali determinano le tracce dei vertici della figura; le proiezioni di queste sul Piano Verticale determinano la prospettività finale della figura.

La successiva rappresentazione grafica è l'assonometria; indifferente è il tipo, ma necessaria è la restituzione globale delle Proiezioni Ortogonali, compreso il triedro. Scorrendo il lavoro si rivisualizza l'intero percorso della precedente rappresentazione, in più si riproduce: l'effettiva figura, l'effettivo quadro di rappresentazione, l'effettivo Punto di Vista e l'effettiva prospettività in pratica l'intera esercitazione col prospettografo e le relative poiezioni ortogonali in una sola immagine.


La seguente figura animate permette di muovere il punto di vista sul piano orizzontale e su quello verticale, ruotare e traslare il cubo sul piano orizzontale, e spostare il prospettografo.


Il passaggio dalla prospettiva col metodo dei raggi visuali alla prospettiva col metodo dei punti di fuga
Quando il metodo dei raggi visuali è stato ben consapevolizzato, il prospettografo può avere un suo ulteriore utilizzo per avvicinare gli allievi ad un altro metodo, quello dei punti di fuga (e per estensione dei punti di distanza e dei punti misuratori). Per venire incontro all'illustrazione di questo nuovo metodo occorre abbandonare, momentaneamente, i modelli tridimensionali e proporre la prospettività di una pavimentazione (una maglia ortogonale come esempio iniziale), poggiata, quindi, sul piano orizzontale ed "accidentale" rispetto al vetro; per il prospettografo tradurre questa griglia sul quadro di rappresentazione è gioco semplice. Dalla sua osservazione è facile commentare che i giunti paralleli del pavimento man mano che si allontanano tendono ad avvicinarsi, ed anche se questo non è possibile confermarlo con una visione diretta, è possibile affermare che vadano a condurre in un unico punto (facilmente realizzabile e condivisibile se si chiede agli allievi di prolungare, con una riga, tutti i giunti tracciati sul quadro di rappresentazione). Questa esperienza traduce in una attività di laboratorio l'impianto albertiano basato sul concetto di raggio centrico e di punto centrico, e può essere utilmente accompgnata da una lettura diretta del testo di Alberti.

In un pavimento ortogonale, posto obliquamente rispetto al quadro, verranno confermati due punti che raccolgono i giunti ortogonali del pavimento (punti che d'ora in poi chiameremo Punti di Fuga). Se tra questi due punti si fa passare una retta si può notare un perfetto parallelismo col piano orizzontale ed infatti quella retta è, per la prospettiva, l'Orizzonte geometrico posto, da far notare, alla stessa altezza del Punto di Vista. Successivamente si può chiedere agli allievi di proiettare sul banco di lavoro, e perpendicolarmente rispetto all'Orizzonte, i due punti di fuga; la retta che li unisce, all'intersezione tra il quadro di rappresentazione ed il banco di lavoro, d'ora in poi si chiamerà Linea di Terra (termine non nuovo, poichè già corrispondente alla Linea di Terra dell'altra prospettiva).

Sin qui l'esercitazione si svolge lavorando sul quadro di rappresentazione; la fase che segue si dedica, invece, al mirino (cioè al Punto di Vista); così come è stato fatto per i Punti di Fuga, anche il Punto di Vista viene proiettato sul banco; nel caso specifico è assai semplice individuarlo poichè coincide esattamente con il centro del cerchio della base del cilindro. Ottenute le tre proiezioni sul banco si fa unire, graficamente, il punto di vista ai due punti di fuga. L'esercitazione è giunta quasi al termine: l'ultima osservazione, quella essenziale, è che i due segmenti tracciati sono tra loro ortogonali (come il pavimento) e che mantengono un rigoroso parallelismo con i rispettivi giunti della pavimentazione.

La visione prospettica col metodo dei punti di fuga
Dopo aver svolto l'esercitazione con il prospettografo, e presentandone la restituzione grafica su foglio, bisogna che l'impianto dell'esercitazione sia ancora allestito e ben visibile. Nel "trasferimento" dell'immagine si dovrà dapprima rappresentare il Piano orizzontale: qui si riconoscerà il Quadro (in scorcio totale), la pavimentazione ortogonale (ed obliqua rispetto al quadro, il Punto di Vista. Poi procedendo a ritroso rispetto all'esercitazione col prospettografo, si chiede agli allievi di individuare i due punti di fuga, cercando di rispettare il vincolo essenziale osservato nell'esercitazione: due rette che hanno origine dal punto di vista rigorosamente parallele ai giunti della pavimentazione. Gli estremi della nuova prospettività sono conclusi. Nella parte superiore dell'esercizio si prepara l'immagine del quadro di rappresentazione: linea di terra, orizzonte; poi in proiezione (ed a ritroso) si individuano i punti di fuga finali (all'altezza dell'orizzonte), mentre all'altezza della linea di terra si proietteranno tutte le tracce dei giunti del pavimento all'intersezione col quadro. la prospettiva si conclude unendo le tracce sulla linea di terra con i punti di fuga. Compresa pienamente la stretta connessione tra giunti del pavimento e rette di individuazione dei punti di fuga, le rappresentazioni possono proseguire con i pavimenti più diversi.

Per rafforzare il legame tra le due prospettive (metodo dei raggi visuali e dei punti di fuga) è utile recuperare la prima prospettiva (quella realizzata col metodo dei raggi visuali), poggiarvi sopra un foglio di carta trasparente e, prendendo in considerazione dapprima il solo Piano Verticale (quello col quadro prospettico in vera grandezza), riprodurre la figura in prospettiva; quindi (magari cambiando il colore) prolungare gli spigoli della figura per confermare anche in questa circostanza l' incidenza delle rette in due punti di fuga e da questi produrre l'orizzonte geometrico (riconfermandone l'altezza con il Punto di Vista). Per i prolungamenti degli spigoli sulla linea di terra occorre fare un importante distinguo poichè alcune rette poggiano sul piano orizzontale altre no. Le rette appartenenti al piano orizzontale individuano immediatamente le tracce, quelle sospese sono utilissime per descrivere l'altezza della figura, grazie agli alberi delle altezze; infatti tra questi e l'altezza della proiezione della figura sul piano verticale dovrà esserci perfetta corrispondenza. L'elaborato prodotto dovrebbe essere sufficiente a mostrare la stretta connessione tra le due prospettive, per chi volesse ulteriore conferma, si potrebbe proseguire anche con la rappresentazione del piano orizzontale: il punto di vista, il quadro e le proiezioni della figura (ed il prolungamento degli spigoli sino sul quadro) nonchè la proiezione dei punti di fuga precedentemente individuati; l'immagine prodotta consente di confermare, ancora, l'esatto parallelismo tra le rette dei punti di fuga (originate dal punto di vista), ed il prolungamento degli spigoli della figura.

Osservazioni a latere delle esercitazioni
Procedendo nelle attività di rappresentazione con il prospettografo si noterà che finchè tali rappresentazioni restano in un'area della superficie trasparente circostante la perpendicolare tra il mirino (punto di vista) ed il quadro stesso, il rappresentato è visibilmente soddisfacente. Altrettanto si noterà che più ci si allontana da questo punto (che è poi il punto principale, o centrico), il rappresentato tende a deformarsi, l'immagine "forza". Questa deformazione non incide sulle procedure descritte, per cui prolungamenti, estensioni, ricerca dei punti di fuga e delle tracce, mantengono inalterate le proprietà geometriche. Questa forzatura è provocata dalle modalità d'uso di questo prospettografo: osservare nel mirino e contemporaneamente tracciare sul quadro trasparente l'immagine prospettica obbliga a mantenere, tra questi, una distanza contenuta (la lunghezza del braccio). Le deformazioni diminuiscono, confermate dai commenti già riportati nella sezione "Vetri, finestre, reticoli e coordinate", con l'aumentare della distanza tra il quadro ed il mirino.
Questi ambiti possono venire introdotti nelle lezioni quando, oramai Sia ben compresa la modalità dell'esecuzione della prospettiva, di fronte alla insoddisfazione dell'immagine forzata, se ne può illustrare la soluzione possibile. Per pratica assodata (quasi una convenzione oramai nei valori numerici) si considerano visibilmente soddisfacenti le immagini che rientrano nel cosiddetto Cono Ottico. Questa area è chiaramente visibile pensando ad un cono posizionato con il vertice coincidente con il mirino, l'asse perpendicolare al quadro trasparente e la generatrice obliqua di 30° rispetto all'asse; il cerchio di intersezione tra questi ed il cono è l'area in questione. Una interessante discussione su questo problema ha opposto, nel Rinascimeto, le opinioni di Piero della Francesca espresse esplicitamente nel teorema 12 del secondo libro, con quelle di leonardo da Vinci.
Ma cosa accade se il cono ottico, mantenendo la coincidenza del vertice col mirino, si orienta in altra direzione perdendo l'ortogonalità dell'asse col quadro? Di questo ambito ci occuperemo nella sezione successiva.

Il prospettografo e gli anamorfismi
Le rappresentazioni delle deformazioni prospettiche rientrano tra i così detti anamorfismi. Per sintesi estrema si potrebbe dire che questo tipo di anamorfosi è la deformazione estrema di una immagine (rappresentata sul foglio) ma che si "ricostruisce" correttamente se osservata da un determinato punto di vista (quello del mirino). Per realizzare una esercitazione con il prospettografo è sufficiente, dell'impianto tipico sinora conosciuto, variare la posizione del quadro di rappresentazione; dalla frontale rispetto al mirino, alla inclinata cercando un forte scorcio. Il procedimento di rappresentazione dell'oggetto è sempre lo stesso (anche se stavolta trovare i punti non sarà altrettanto comodo: causa i diversi allungamenti del braccio). Il risultato finale è stupefacente, sul quadro di rappresentazione l'immagine è talmente deformata che quasi non si legge più ma se a turno gli allievi traguardano nel mirino riconfermano, invece, la leggibilità iniziale dell'immagine.

Un'altra esercitazione assai interessante legata all'anamorfismo è facilmente presentabile agli allievi puntando l'attenzione sulla segnaletica stradale orizzontale, quella dipinta sul manto stradale; gli esempi più evidenti sono quelli relativi alla segnaletica sulle autostrade, quella che, in prossimità delle "uscite" avverte gli automobilisti con il nome e la freccia. Se si presta attenzione a questa segnaletica ci si accorge che le immagini dipinte sulla strada sono fortemente allungate (lungo la direzione di marcia) leggibili solo se osservate di scorcio (il punto di vista del guidatore).

Con il prospettografo (nella posizione regolare) si potrebbe ricreare la stessa condizione, ma operando, con un altro tipo di proiezione: all'esatto contrario. Si potrebbe preparare una scritta, ma anche una immagine (una freccia, una bicicletta stilizzata) su un acetato da applicare direttamente sul quadro di rappresentazione; quindi, con la collaborazione degli allievi, segnare, sul piano retrostante il quadro, le proiezioni delle immagini intraguardate attraverso il mirino. Ci si accorgerà della forte deformazione dell'immagine proiettata, dell'allungamento che ne deriva; le stesse "forzature" realmente visibili sul manto stradale.

Infine, per avere corrispondenze visibili di questa tecniche, nella Storia dell'Arte, nel dipinto "Gli ambasciatori" (1533) di Hans Holbein è possibile confrontare l'immagine anamorfica (e illeggibile) di un teschio, visibile solo da una determinata posizione del punto di vista. Ma altrettanto si può far osservare come, in tempi assai più recenti, in televisione nelle manifestazioni sportive delle corse automobilistiche, del gioco del pallone e del rugby, alcune pubblicità fanno largo uso di questa tecnica occupando porzioni di terreno, (quindi in orizzontale), che divengono leggibili grazie ad una determinata posizione della telecamera (il mirino).

Il prospettografo, l'occhio umano e la macchina fotografica
Lo strumento principe della rappresentazione, è l'occhio umano e la macchina fotografica che si basa sugli stessi principi fisico-geometrici attraveso i quali avviene la formazione di una immagine sulla parete di una camera ocura.
La stampa fotografica, o la proiezione della diapositiva, rafforza uno degli aspetti che qui si è sempre cercato di collocare al centro di queste problematiche: l'immagine della stampa o della proiezione mostrano la finzione (bidimensionale) di una realtà (tridimensionale). Anche in questa circostanza il prospettografo può aiutare nell'evidenziare il funzionamento della macchina fotografica.

L'esercitazione stavolta comporta una diversa collocazione degli strumenti d'uso. Rispetto alle posizioni sinora descritte, il mirino stavolta oltrepassa il quadro di rappresentazione e si va a collocare tra questo e l'oggetto. Il compito dell'allievo, in questa circostanza, è meno "semplice" rispetto a prima; poichè per ogni vertice della figura dovrà cercare la migliore posizione del proprio occhio badando che il raggio visivo si allinei con il vertice ed il mirino, segnando sul vetro la sua intersezione.
La difficoltà della diversa modalità di svolgimento di questo esercizio si supera con l'allenamento, ma qualche disagio sorprende sempre poichè è in questo tipo di proiezione, a differenza degli altri descritti, il rappresentato non "anticipa" l'immagine che verrà. Infatti mentre nelle altre proiezioni la procedura, comunque rispettosa dei vincoli proiettivi, aiutava, per analogia, la rappresentazione della figura, in questa rappresentazione ciò non accade; a mano a mano che il lavoro procede, infatti, ci si accorge che l'immagine sul vetro è all'esatto contrario dell'oggetto. Proprio quello che accade nella macchina fotografica, dove la lente dell'obiettivo corrisponde al mirino e la pellicola al quadro di rappresentazione ma anche nel nostro occhio: cristallino/mirino, retina/quadro di rappresentazione.
Questo tipo di esercitazione si adatta bene per legare gli studi relativi alle diverse rappresentazioni delle immagini con le leggi dell'ottica in Fisica e in geometria.
Come già evidenziato nelle altre sezioni, anche questa esercitazione è riproducibile su foglio, basta invertire la posizione del Punto di Vista con il Quadro. Così per le Proiezioni Ortogonali e per l'assonometria.

Vorrei ringraziare Francesco Tartarini dell'I.S.A. di Massa per la preziosa assistenza tecnica ed informatica che mi è stata indispensabile per la realizzazione della parte iconografica di questa scheda.