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Dopo sei anni all'estero

di Walter Maraschini


Scuola "actually"

Cara Laura
come sai rientro dopo anni di insegnamento all'estero. Oggi ho avuto a scuola una riunione del "dipartimento" per la programmazione: e così, poiché si partiva dai file dell'anno scorso, ho scoperto che, sei anni dopo, si fanno i programmi di cinquant'anni prima, salvo un po' di statistica aggiuntiva, qualche geometria analitica in più, molta geometria sintetica in meno e dosi moderate di software opportuno. Sono stato umilmente in rispettoso silenzio, anche se i miei otto colleghi s'aspettavano che il Verbo parlasse o temevano li rimproverasse: forse sono sembrato scostante, indifferente, e un po' è anche vero. Ma in realtà sono veramente disorientato perché se è chiaro che i programmi-spezzatino, meglio dire i programmi-Ikea, non hanno funzionato, è anche vero che questa riduzione all'osso del vecchiume, la riproposizione dell'addestramento, ammodernato dagli strumenti informatici, perché così poi dopo chissàcché, beh, tutto ciò non mi convince.
Nel frattempo, i primi contatti con le mie nuove classi, una prima di indirizzo linguistico e una prima sociale (così s'abbrevia l'indirizzo delle scienze sociali, ex-magistrali, ex psico-socio-pedagogico, nel futuro non so). "'A professo', ma è vero che insegnava all'estero? E che parlava, l'affricano?" - Maldestri tentativi di non farmi parlare di matematica, e un po' ci abbocco, salvo poi ricompormi. "Sta classe" di primo sociale è faticosa, ma è pure una bella sfida umana, più che intellettuale. Quasi quasi "glie" voglio già bene e in quella fossa ti vorrei vedere.
Ho capito, purtroppo, che per gestire benino il lavoro che mi tocca quest'anno devo lavorare più o meno il doppio di quanto lavoravo a Praga. E oggi la prima sociale m'ha seguito addomesticata, senza nulla di culturalmente esaltante, ma piacevolmente e affettuosamente sociale. Poi, tra calcoli che vorrei far diventare ragionamenti, tra le 4 ore che dedico loro settimanalmente, una vorrei dedicarla a giochi e letture varie - letture di Rodari, Calvino, ..., giochi enigmistici, ..., boh!,..., Euclide c'entrerà sono bambine con ormoni in esplosione, teste in disordine, attese eccessive.
Questa prima sociale, se preparata a dovere, la sento oggi come una sfida - mi sento un domatore! -, non un'offesa alla mia "dignità intellettuale"! Questo lo ritengo un ripensamento positivo, sempre sperando che nessuna m'appenda sulla giacca, come nel film "Caterina va in città", un Post-it con su scritto "Testa di cazzo".
Ma sono pure stordito per la domanda che un'alunna mi ha rivolto quando le ho dato la fotocopia del compito con il tempo a disposizione: "'A professo', ma 55 minuti sono più o meno di un'ora?". Su questo si lavora, e a rifletterci un attimo bisognerebbe fare una grande scuola di specializzazione ai genitori e un'altra, molto più grande, agli insegnanti di matematica delle medie (e ai loro professori universitari di quei due corsi di matematica che frequentano a scienze biologiche).
Rientrando sento di aver dovuto fare molti passi indietro (e tu dirai: perché indietro?) per riacchiappare la scuola - il mio lavoro quotidiano - come un problema che, se non ci buttavo attenzione e intelligenza, mi mangiava esso stesso. E, in qualche modo zoppicante, ma non entusiasmante, sta funzionando, ma ci dedico molto tempo, energie, fantasie, e pure incubi, se per qualche settimana ho provato il timore di entrare in alcune classi senza l'energia per dominarle.
Un saluto