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Docenti di fisica o psicologi?

di Patrizia Ullucci


Scuola "actually"

Ho letto un articolo su Princeton di Beppe Severgnini sul Corriere della Sera: vi sono stata 10 anni fa, per una settimana, nel corso del mio dottorato di ricerca in Fisica con la possibilità di trasferirmi lì per qualche tempo, al termine del dottorato. Avevo 28 anni e mi ricordo ancora gli scoiattoli nei parchi e l'aria umida e fredda, l'atmosfera di serenità e serietà che si respirava. Non sono andata: ho avuto paura, della solitudine e di lasciare i miei affetti italiani. Ho lasciato anche il mondo della ricerca: a Milano, dove avevo lavorato e studiato, non vedevo sbocchi a breve. In questi dieci anni mi sono sposata, ho avuto tre (quasi) figli e ho tentato di esprimere il mio bagaglio di studi in diversi modi (specializzazione in fisica sanitaria, lavoro in ospedale per tre anni, supplente nelle scuole). Ora sono insegnante di ruolo in un ITIS ed insegno fisica nel biennio "propedeutico" alle diverse specializzazioni dei periti industriali. Mi ritrovo ogni giorno ad essere schiacciata tra gli studenti e la dirigenza, per 1250 euro al mese. Gli studenti si fanno le canne a scuola, incendiano pezzi di carta, brandiscono ombrelli, contestano e discutono il quando e il come delle verifiche, non i contenuti di ciò che insegno perché non sono minimamente interessati, non hanno nessun rispetto per la figura dell'insegnante (e nemmeno i loro genitori). D'altra parte non possiamo più nemmeno mettere le "note" sul registro, non possiamo dare troppe insufficienze troppo gravi, diamo debiti formativi che regolarmente non vengono saldati (i vecchi esami a settembre).
D'altra parte si pretende che gli insegnanti sappiano gestire la classe da un punto di vista disciplinare, sappiamo portare quasi tutti gli alunni al livello di sufficienza con attività inidvidualizzate (sic!) di recupero, e nel contempo facciano anche attività di approfondimento, orientamento nelle ore curriculari; il tutto nel rispetto delle corrette percentuali di promossi e bocciati che consentano di preservare il numero di classi necessarie a non far perdere il posto ai colleghi. Mi chiedo: quali contenuti ho insegnato? Che materia sto trattando? A cosa mi sono serviti dieci anni di università? Credo di dovermi occupare prima di tutto di trasmettere il sapere, specifico della mia disciplina, e poi, forse, di dover fare l'educatore e lo psicologo (per questo ci sono già dei ruoli professionali specifici e distinti).