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Scuola e informatica

di Giuseppe O. Longo


Scuola "actually"

Cara Laura, ecco alcune considerazioni che potrebbero interessarti ed essere inserite nella tua rubrica: si tratta di un articolo che ho pubblicato il 30 dicembre 2003 su 'Avvenire'

"Si moltiplicano i convegni, i seminari, le conferenze sulla scuola e i suoi problemi, che sono tanti. E ogni volta che partecipo a uno di questi incontri percepisco un forte disagio, cui contribuisce non poco il difficile rapporto con le tecnologie dell’informazione. Le difficoltà sono accresciute dalla disinvoltura con cui queste innovazioni sono accettate dal resto della società. Anche se non mancano gli entusiasti del computer e di Internet, gli insegnanti reagiscono per lo più con diffidenza.
Alla diffidenza e al disagio s’intrecciano la perdita delle certezze tradizionali, la comparsa di inattese ambiguità e complessità, la crisi del sapere oggettivo, le difficoltà della comunicazione. Si allarga il divario tra un’offerta tecnologica smodata e una domanda timida ed esitante: che fare, come impiegare questi strumenti che sono descritti come mirabolanti, indispensabili, vitali? E aumenta la frustrazione di non sapere sfruttare la cornucopia informatica, il bengodi digitale, l’ammiccante eden tecnologico che ci presentano gli imbonitori mediatici.
Negli ultimi anni la tecnologia si è sviluppata con velocità impressionante: intorno a noi (e anche dentro di noi) sono comparsi congegni, macchine, protesi, apparecchiature, sistemi, in una proliferazione ingovernabile e spesso incomprensibile. Pur continuando ad essere, almeno in un certo senso, il produttore della tecnologia, l’uomo non la domina più totalmente. E poiché la tecnologia influisce sulla nostra percezione del mondo e sulle nostre capacità cognitive, non dominare la tecnologia significa non comprendere la cultura che essa ci porta, significa diventare stranieri in patria, perdere i contatti. E’ da questo disorientamento che nasce la diffidenza, e non da una critica puntuale e necessaria delle innovazioni. La tecnologia non è mai neutra: porta vantaggi e svantaggi e bisogna distinguere i primi dai secondi. Un’accettazione acritica può essere nefasta quanto un rifiuto a priori.
Possediamo un ricco patrimonio strumentale e non sappiamo ancora usarlo: è importante dunque che la scuola s’interroghi sui problemi di fondo, in primo luogo sul rapporto fondamentale tra uomo e tecnologia e su come esso si sia modificato negli ultimi decenni con la comparsa e con lo sviluppo accelerato delle "macchine della mente".
E siccome la scuola è profondamente innestata nella società, bisogna anche interrogarsi su questo rapporto cruciale. Pervasa da spirito aziendalistico, la società tende oggi a subordinare la scuola al mercato. Allora o la scuola cede e diventa ancella della produzione, perdendo la sua funzione storica di sapere "alto", oppure resiste e resta un’isola di "controcultura" in una società omologante. In entrambi i casi la scuola rischia di scomparire: nel primo perché le aziende potrebbero decidere di preparare da sé (e meglio) i propri tecnici, nel secondo perché nessuna società finanzia volentieri i corpi estranei dissidenti."

Con viva cordialità

Giuseppe O. Longo